RINNOVO CONTRATTO DIRIGENTI PUBBLICI: “MENO TAGLI, MAGGIORE AUTONOMIA”

Il rinnovo del contratto di lavoro dei dirigenti pubblici è diventato ancora una volta l’occasione per dire da più parti che i dirigenti sono troppi rispetto al resto d’Europa e che bisogna tagliare su questi ultimi per fare spazio a posizioni organizzative, simili alla dirigenza ma pagati di meno. Nei giorni scorsi sul numero dei dirigenti si è espresso Carlo Cottarelli. Mentre Veronica Nicotra (Anci), ha poi spiegato le opportunità del nuovo contratto degli Enti locali e si è soffermata sulle posizioni organizzative. Il ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, nelle linee guida sui fabbisogni di personale, è andata pure in questa direzione, individuando meno “capi” nella Pa e più dipendenti “semplici”. La logica dello sconto 2×1 pare davvero inappropriata: due direttivi al posto di un dirigente.

Non è affatto vero che i dirigenti pubblici italiani sono molti di più rispetto al resto d’Europa e con retribuzioni più alte. E’ noto infatti che, per un’anomalia tutta italiana, dei circa 160 mila dirigenti pubblici, più di 100 mila sono professionisti del Servizio sanitario nazionale (di cui solo 7 mila hanno funzioni manageriali), resi dirigenti ope legis negli anni ’90 senza aver nessun potere né ambizione di diventarlo. In rapporto al totale dei dipendenti, a parte alcune eccezioni dell’apparato statale, la media è di un dirigente ogni 50 dipendenti e anche di più. E lo stesso vale per le retribuzioni che sono assolutamente nella media europea, tranne qualche settore statale (Agenzie fiscali ed Enti pubblici non economici in primis) o figure apicali di qualche regione, più o meno speciale.

Non è sopprimendo e tagliando posti dirigenziali che si risparmia e si forma la Pa di domani. Se davvero si vuole dare maggiore efficienza al pubblico impiego la strada da seguire è quella dell’investimento in percorsi di accesso veramente selettivi e in una formazione costante che valorizzi le competenze. Bisogna restituire ai dirigenti le prerogative di legge, in termini di indipendenza, autonomia e responsabilità, sganciandoli dalla costante e sempre più asfissiante pressione politica e valutandoli in modo oggettivo e severo sui risultati prodotti. E l’occasione per fare questo è il rinnovo del contratto, un contratto da ripensare anche in un’ottica di maggior integrazione tra dirigenti e direttivi.

 

Mario Sette

Segretario generale Fedirets*

 

Elisa Petrone

Segretario generale aggiunto Fedirets

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