“Bando annullato, ma non ci fermiamo. A questo punto inevitabile la mobilità su tutti i posti a concorso”
Comunicato Fedirets (sezioni Fedir e DirerSidirss)
Fedirets accoglie con soddisfazione la notizia dell’annullamento del concorso per venti dirigenti in Regione Sardegna, stabilito dal Tar con sentenza n° 76 del 7/2/2018.
La Regione, infatti, ha bandito il concorso nonostante le diffide già inoltrate lo scorso anno sia da Fedir che da Direr Sidirss (che oggi, con la Direl, compongono il sindacato Fedirets) e nonostante fosse già nota una possibile eccedenza di dirigenti amministrativi nell’Azienda per la Tutela della Salute e le tante criticità poi evidenziate da Fedirets, primo sindacato della dirigenza territoriale. Che per questi motivi aveva impugnato l’atto, presentando ricorso ai giudici amministrativi.
Il Tar con la sua decisione ha di fatto decretato la fine di quella procedura, accogliendo in maniera netta le obiezioni di Fedirets sulla illegittima creazione di ben cinque mini categorie con cui selezionare i nuovi dirigenti. Ha affermato infatti testualmente il TAR che l’unica distinzione legittima è possibile solo fra un’area tecnica ed una amministrativa e per di più non si poteva imporre ai candidati di partecipare al concorso per una sola categoria. È, inoltre, motivo di soddisfazione per Fedirets il fatto che il bando sia stato annullato in quando adottato da un assessore anziché da un dirigente, un ulteriore dimostrazione “di come, ancora una volta, la legge correttamente impone che l’indirizzo politico debba essere separato dall’indirizzo gestionale e amministrativo”.
Ma non basta aver annullato il concorso, per Fedirets. “La procedura ora è tutta da rifare – dichiarano Elisa Petrone, segretario generale Fedir e Silvana De Paolis, segretario generale Direr-Sidirss – e ciò richiede tempi lunghi a fronte della necessità immediata di ricoprire ben 40 dirigenti prossimi al pensionamento”. Fedirets, in tal senso, ha già chiesto alla Regione la riapertura della mobilità sui posti a concorso, non solo perché “il venti per cento sono pochi e non consentono al personale di altre realtà di ricollocarsi, ma anche perché la mobilità consente di ricoprire più velocemente le necessità organizzative della Regione mediante personale già altamente professionalizzato”.